Dopo quasi un anno dall'ultima
notturna al mare finalmente riusciamo ad organizzarne un'altra.
La banda è composta da me, mio fratello
Pierre, Alessandro e Matteo;
decidiamo di partire venerdì, verso
l’ora di pranzo, per poter raggiungere
il negozio di pesca per l’orario di apertura pomeridiano così da rifornirci di
esche ed essere in pesca prima del
tramonto; ovviamente i giorni antecedenti la partenza sono caratterizzati
da un susseguirsi di chiamate tra me, Ale e Teo per definire il “piano di attacco” e quindi le
varie strategie e montature da usare una volta arrivati a destinazione.
Venerdì mattina ci troviamo per le 10 e 30 e, dopo un buon caffè, andiamo a
fare la spesa; tra pasta, hamburger , brioche e patatine ovviamente non possono
mancare delle lattine di RedBull , fedeli compagne di notturne.
Caricato tutto in macchina, con
non poca difficoltà, siamo pronti a partire e in men che non si dica
imbocchiamo l’autostrada. Nonostante la
strada la conoscano tutti bene (me compreso) riusciamo a sbagliare l’uscita,
probabilmente distratti dal continuo susseguirsi di battute e sfottò che caratterizzano le uscite a pesca con
amici. Una volta giunti al negozio il
sole è già basso e ci affrettiamo a prendere tutto il necessario per poter
entrare il prima possibile in pesca e sistemare la postazione ancora con la
luce; quando arriviamo sul muraglione esterno, all'imbocco del porto, il sole è
ormai scomparso dietro l’Appennino dipingendo
il cielo di un arancione infuocato che
ci lascia incantati.

Montiamo subito le canne da surf
casting ognuno con esche e montature differenti anche per sondare un po’ la
situazione e capire che strategia convenga seguire. Dopo pochi minuti Matteo scappotta con una
boga di una decina di centimetri che non promette nulla di buono; si sperava infatti che con il freddo la
minutaglia fosse ferma così da poter
mantenere di più gli inneschi in pesca. Visto
la presenza di pesci piccoli decido di fare selezione montando un amo di buone
dimensioni su di una canna e sull'altra un pezzo di sarda con un flotter
interno per cercare di far gola a qualche predatore. Le prime tre ore di pesca comunque non
regalano nessuna cattura degna di nota anche se i cimini delle canne sussultano
abbastanza di frequente. Nel frattempo
Pierre, amante dello spinning, lancia senza sosta all'entrata del porto
ma senza alcun risultato; anche io
allora decido di provare qualche lancio a spinning e, affidate le mie due canne da surf ad
Alessandro e Matteo, monto la mia fedele SpeedMaster e inizio a lanciare. La serata procede senza
colpi di scena, Pierre monta il fornello a gas e inizia a cucinare, noi altri
continuiamo a fissare gli starlight sui
cimini fino a quando un urlo non ci avverte che la cena è servita.
A notte inoltrata la pace è
assoluta e dei quattro di partenza siamo rimasti solo io e Alessandro in pesca:
Pierre, crollato poco dopo cena, riposa quasi fosse una larva nel suo sacco a
pelo sotto la tendina paravento mentre Matteo, conscio del fatto che la mattina
dopo gli sarebbe toccato il viaggio di ritorno più un intenso pomeriggio di lavoro,
decide di andare a riposare qualche ora in macchina. Anche io a momenti mi
sdraio così da riposare un po’ gambe e schiena affaticate dal continuo stare in
piedi e saltellare su e giù sulle rocce; proprio in un momento di riposo vedo
Alessandro che controlla una delle sue canne e mi guarda con aria interdetta.
Subito capisco che dall'altra parte della lenza ci deve esser qualcosa e mi
precipito da lui che, infatti, mi conferma di aver qualcosa in canna. Dopo un
lento recupero vediamo finalmente di cosa si tratta e spunta dall'acqua la
sagoma allungata di una bella mormora sul mezzo kg che prontamente guadino;
finalmente un pesce degno di nota! Anche se non eccezionale alza il morale e
dopo le solite pacche sulla schiena ci rimettiamo in pesca soddisfatti e con
una marcia in più.
Le ore centrali della notte sono
quelle generalmente meno attive e più lunghe, per questo motivo decido di
prendere la canna da spinning, montare la bobina con su una treccia dello 0,08 con
finale in fluorocarbon del 0,20 e cercare
di fregare qualche simpatico Scorfano. Come esca monto un RA Shad da 2” con
testina piombata e lo faccio saltellare sotto la banchina del porto; le catture
non si fanno attendere e dopo il primo
baby scorfano ne ferro altri tre a distanza di pochi minuti l’uno dall'altro e
di dimensioni decisamente più ragionevoli.
Vedendomi tirare su un pesce dietro l’altro Alessandro, per quanto non
abbia mai amato particolarmente lo spinning ed i suoi derivati, mi chiede di
montargli una testina piombata e di mostrargli come muoverla sul fondo e dopo i
primi maldestri tentativi, anche lui prende velocemente la mano e in meno di
un’ora tira fuori tre scorfani belli paffuti
appassionandosi decisamente a questa
simpatica tecnica che è il RockFishing. Con l’alba alle porte decidiamo di
concentrarci nuovamente sulle canne da surf e proviamo, in un disperato tentativo di tirare fuori un
pesce degno di questo nome, tutte le esche a nostra disposizione ma senza alcun
risultato.
Probabilmente andando di rado
al mare e pescando ancor più raramente a Surf Casting pescare poco o niente è
scontato ma in fin dei conti ci si spera sempre nella fatidica botta di c….!
Per le otto di mattina decidiamo
di smontare tutto e di far ritorno verso casa, incentivati anche dal forte
vento di tramontana alzatosi nel giro di pochi minuti e accompagnato da
raffiche di gelida pioggia.
Tratte
le somme la pescata non è stata sicuramente un successo ma il solo respirare l’aria
di mare, il relax che si prova
ascoltando il ritmico frangersi dei flutti e il godersi un’ottima compagnia ripagano di ogni spesa e di ogni
fatica sostenuta.