È solo in questo periodo dell’anno che mi torna chiara e limpida alla mente quella bellissima sensazione …
È metà gennaio, sono abituato ad alzarmi presto per andare a
pesca, ma purtroppo è chiusa da un mese e a me pare ormai un’eternità. Sono le
9:00 di mattina e sento nascere dentro un dolce fastidio: mi manca, mi accorgo
solo ora che mi manca un sacco.
Mi manca quel gesto, quel semplice movimento che divide la mia esca dall’acqua, quel tempo fatto di un susseguirsi di azioni così familiari eppure sempre attente e precise, che scandiscono il ritmo, il movimento della nostra esca e che fanno balzare la mia speranza anche solo di vederlo, di sentire l’inconfondibile tocco, o quella tremenda botta che a volte ci stacca letteralmente la canna dalle mani. Mi manca lanciare, respirare in mezzo alla natura, guardare la mia esca infrangere l’acqua e rientrare verso riva, mi manca questo insieme di momenti che scandiscono il tempo della pesca. Durante il periodo di pesca le uscite sono continue, passiamo il tempo a pensare come affrontarle, a fare mille "calcoli" in base alle nostre conoscenze e a pianificare quelle che speriamo ci porteranno ad un’altra cattura.
Ma è solo in questi momenti, di pausa, che apprezziamo
davvero l’essenza della nostra passione, quel senso di libertà che solo lo
stare in riva al lago ci può dare; non ci sono calcoli, non ci sono meteo, non
ci sono lune o sbalzi di pressione, c’è solo una grande voglia di tornare a
lanciare, di far scivolare la nostra esca in acqua, di sentire l’aria fresca
sul viso e quell'inconfondibile silenzio che solo la natura è in grado di regalarci.
Con il pensiero che l’inverno passerà velocemente, mi dedico
appieno a quello che oggi rappresenta parte integrante della mia passione e
che, qualche anno fa, in un periodo di pausa invernale, un amico mi fece
conoscere: l’auto-costruzione!
Raggiunsi 2 amici in cantina, lo avevamo pianificato:
costruimmo uno spinnerbait, una delle esche che più mi avevano affascinato nei
primi anni di pesca… wow ero gasatissimo! Vedevo un sacco di piccoli strumenti
che non sapevo nemmeno a cosa servissero, ma che già sentivo miei. Un amico si
mise alla morsa e dopo una serie di operazioni su vari componenti uscì quello
che pensavo fosse uno degli spinnerbait più belli che avessi mai visto. Inutile
dire che pochi giorni dopo mi attrezzai a dovere e creai quello che ora è il
mio angolo di costruzione, e che nel susseguirsi degli anni è diventato un
laboratorio di tutto rispetto. Mi misi alla morsa e creai il mio primo artificiale: un
piccolo ciuffetto di pelo giallo e bianco, allacciato alla meglio su una
vecchia testa piombata, rifinito con un materiale non ben identificato e con un
piccolo grub ad oggi scomparso.
Lo conservo ancora
e devo ammettere che nell’insieme, nonostante i suoi enormi difetti di
montaggio, in
acqua aveva il suo perché; ora giace su di una mensola insieme agli altri inseparabili primi auto-costruiti.

Ho dato questa sigla alle mie esche per differirle dai magici hair bug ai quali tutti ci siamo ispirati, e per il rispetto dovuto ad un nome che tutt'oggi rappresenta una delle esche più efficaci nella pesca al luccio. Il numero 28 è nato per scherzo: creai un profilo facebook, Alessio Martin 28, per interagire con tutti gli appassionati di pesca, per scambiarci opinioni e confidenze sui luoghi migliori e sulle esche da utilizzare. Alessio Martin 28 unisce il mio nome al nome dell’esca che mi permise di catturare il mio primo luccio: il magico Martin 28, che non manca mai nella mia dotazione d’uscita.
Il mio hair
jig è sempre stato in continua evoluzione: ricerca di materiali migliori, elevata
qualità e nel tempo ho cercato di crearne più versioni per rispondere in maniera
adeguata alle diverse situazioni di pesca che mi si presentavano.
Non
dimenticherò mai quando dopo le tante difficoltà incontrate, nel tentativo di
far aprire in maniera uniforme quell’ultima parte di pelo , ci riuscii. Avevo
creato finalmente un modello che catturasse il mio sguardo, perché di fatto
l’esca deve prima catturare noi e poi il pesce. Mi recai di corsa al laghetto più vicino a
casa, la “Palestrina”, dove molti si
sono ritrovati a spendere due soldi nel
tentativo di imparare a lanciare o anche solo per testare le proprie esche; lanciai
subito la mia esca e feci, nel giro di poco tempo, un paio di catture …
emozione unica!

Con il
passare degli anni, seppur limitato da una posizione poco favorevole della mia
regione per la pesca al luccio, le esche
da me costruite mi hanno
portato molte soddisfazioni, tra le ultime la vittoria, quest’anno, di una gara che non pensavo avrei mai più rifatto, ma la spinta di un amico e la voglia di rimettermi in gioco sono bastati per accendere in me la voglia di provarci. Eticamente non condivido i laghetti a pagamento, ma se sono ben gestiti e se la gara è organizzata da un ente serio come quello a cui appartengo, accetto uno strappo alla regola, come ho fatto per questa gara, dopo tanti anni che non vi partecipavo più.
portato molte soddisfazioni, tra le ultime la vittoria, quest’anno, di una gara che non pensavo avrei mai più rifatto, ma la spinta di un amico e la voglia di rimettermi in gioco sono bastati per accendere in me la voglia di provarci. Eticamente non condivido i laghetti a pagamento, ma se sono ben gestiti e se la gara è organizzata da un ente serio come quello a cui appartengo, accetto uno strappo alla regola, come ho fatto per questa gara, dopo tanti anni che non vi partecipavo più.

Proprio la sera prima della competizione mi misi alla morsa per legare l’esca che avrei impiegato, un piccolo hair jig di colore acceso. Sapevo che le condizioni che avrei trovato sarebbero state pessime, pioggia, acqua sporca, ma non immaginavo cosi tanto. Alla fine la fortuna, o meglio il giusto impiego in acqua di un’esca diversa dalle solite, hanno avuto la meglio con due catture che mi hanno portato all'ottimo risultato. La settimana successiva, la stessa esca, ha portato a riva uno splendido esemplare meritandosi così lo spogliatoio e la definitiva meritata panchina. La pesca al luccio è un susseguirsi di alti e bassi, di amore e odio, di soddisfazioni enormi e delusioni che spesso ci lasciano pensierosi per qualcosa andato storto. Un piccolo episodio può farci letteralmente sobbalzare il cuore o crearci un vuoto. Basta un piccolo errore, una cattura persa, qualcosa a cui riusciamo o non riusciamo a darci una spiegazione o qualcosa per cui la spiegazione e l’errore sono talmente banali, che ci fa ancora più rabbia; alla fine, anche nei momenti bui vince l’amore, vince il sentimento che ci riporta a crederci, a riprovarci o anche solo a sentire il rumore della nostra esca che infrange il silenzio dell’acqua.
E quando arrivano i risultati, piccoli o grandi che siano, valgono tutti i nostri sforzi, i nostri ragionamenti, i nostri calcoli,le nostre delusioni, i nostri momenti bui e i nostri momenti passati a leggere testi o a rompere le scatole all'amico che ne sa più di noi.
E’ così anche con l’auto-costruzione, emozioni uniche, forti: sentire un amico che
ti telefona eccitato per una cattura fatta con una tua esca, vedere un
inseguimento fin sotto sponda su un auto-costruito pochi minuti prima... un
insieme di fattori, di stimoli e di emozioni che compongono quello che è
l’affascinante e quasi surreale mondo della pesca al luccio.
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gran bel articolo complimenti
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