martedì 28 gennaio 2014

BREVE STORIA DI UNA GRANDE PASSIONE



È solo in questo periodo dell’anno che mi torna chiara e limpida alla mente quella bellissima sensazione …
È metà gennaio, sono abituato ad alzarmi presto per andare a pesca, ma purtroppo è chiusa da un mese e a me pare ormai un’eternità. Sono le 9:00 di mattina e sento nascere dentro un dolce fastidio: mi manca, mi accorgo solo ora che mi manca un sacco.

Mi manca quel gesto, quel semplice movimento che divide la mia esca dall’acqua, quel tempo fatto di un susseguirsi di azioni così familiari eppure sempre attente e precise, che scandiscono il ritmo, il movimento della nostra esca e che fanno balzare la mia speranza anche solo di vederlo, di sentire l’inconfondibile tocco, o quella tremenda botta che a volte ci stacca letteralmente la canna dalle mani. Mi manca lanciare, respirare in mezzo alla natura, guardare la mia esca infrangere l’acqua e rientrare verso riva, mi manca questo insieme di momenti che scandiscono il tempo della pesca. Durante il periodo di pesca le uscite sono continue, passiamo il tempo a pensare come affrontarle, a fare mille "calcoli"  in base alle nostre conoscenze e a pianificare quelle che speriamo ci porteranno ad un’altra cattura.
Ma è solo in questi momenti, di pausa, che apprezziamo davvero l’essenza della nostra passione, quel senso di libertà che solo lo stare in riva al lago ci può dare; non ci sono calcoli,  non ci sono meteo, non ci sono lune o sbalzi di pressione, c’è solo una grande voglia di tornare a lanciare, di far scivolare la nostra esca in acqua, di sentire l’aria fresca sul viso e quell'inconfondibile silenzio che solo la natura  è in grado di regalarci.
Con il pensiero che l’inverno passerà velocemente, mi dedico appieno a quello che oggi rappresenta parte integrante della mia passione e che, qualche anno fa, in un periodo di pausa invernale, un amico mi fece conoscere: l’auto-costruzione! 




Raggiunsi 2 amici in cantina, lo avevamo pianificato: costruimmo uno spinnerbait, una delle esche che più mi avevano affascinato nei primi anni di pesca… wow ero gasatissimo! Vedevo un sacco di piccoli strumenti che non sapevo nemmeno a cosa servissero, ma che già sentivo miei. Un amico si mise alla morsa e dopo una serie di operazioni su vari componenti uscì quello che pensavo fosse uno degli spinnerbait più belli che avessi mai visto. Inutile dire che pochi giorni dopo mi attrezzai a dovere e creai quello che ora è il mio angolo di costruzione, e che nel susseguirsi degli anni è diventato un laboratorio di tutto rispetto. Mi misi alla morsa e creai il mio primo artificiale: un piccolo ciuffetto di pelo giallo e bianco, allacciato alla meglio su una vecchia testa piombata, rifinito con un materiale non ben identificato e con un piccolo grub ad oggi scomparso.

 Lo conservo ancora e devo ammettere che nell’insieme, nonostante i suoi enormi difetti di montaggio, in acqua aveva il suo perché;  ora giace su di una mensola insieme agli altri inseparabili primi auto-costruiti.


Da quel giorno non ho più smesso di costruire artificiali e ad oggi la passione per la pesca e per l’auto-costruzione vanno di pari passo, rappresentando a pieno il mio più grande hobby. In questi momenti di pausa mi rintano per  riordinare, ritoccare e costruire artificiali, ma la mia testa e il mio cuore sono già su quella riva, dove mi sento a casa e libero di essere!




 Hair Jig 28:

Ho dato questa sigla alle mie esche per differirle dai magici hair bug  ai quali tutti ci siamo ispirati, e per il rispetto dovuto ad un nome che tutt'oggi rappresenta una delle esche più efficaci nella pesca al luccio.  Il numero 28 è nato per scherzo: creai un profilo facebook, Alessio Martin 28, per interagire con tutti gli appassionati di pesca, per scambiarci opinioni e confidenze sui luoghi migliori e sulle esche da utilizzare. Alessio Martin 28 unisce il mio nome al nome dell’esca che mi permise di catturare il mio primo luccio: il magico Martin 28, che non manca mai nella mia dotazione d’uscita.

Il mio hair jig è sempre stato in continua evoluzione: ricerca di materiali migliori, elevata qualità e nel tempo ho cercato di crearne più versioni per rispondere in maniera adeguata alle diverse situazioni di pesca che mi si presentavano.
Non dimenticherò mai quando dopo le tante difficoltà incontrate, nel tentativo di far aprire in maniera uniforme quell’ultima parte di pelo , ci riuscii. Avevo creato finalmente un modello che catturasse il mio sguardo, perché di fatto l’esca deve prima catturare noi e poi il pesce.  Mi recai di corsa al laghetto più vicino a casa, la “Palestrina”,  dove molti si sono ritrovati a spendere  due soldi nel tentativo di imparare a lanciare o anche solo per testare le proprie esche; lanciai subito la mia esca e feci, nel giro di poco tempo, un paio di catture … emozione unica!
Con il passare degli anni, seppur limitato da una posizione poco favorevole della mia regione per la pesca al luccio,  le esche da me costruite mi hanno
portato molte soddisfazioni, tra le ultime la vittoria, quest’anno,  di  una gara che non pensavo avrei mai più rifatto, ma la spinta di un amico e la voglia di  rimettermi in gioco sono bastati per accendere in me la voglia di provarci. Eticamente non condivido i laghetti a pagamento, ma se sono ben gestiti e se la gara è organizzata da un ente serio come quello a cui appartengo,  accetto uno strappo alla regola, come ho fatto per questa gara, dopo tanti anni che non vi partecipavo più.

Proprio la sera prima della competizione mi misi alla morsa per legare l’esca che avrei impiegato, un piccolo hair jig di colore acceso. Sapevo che le condizioni che avrei trovato sarebbero state pessime, pioggia, acqua sporca, ma non immaginavo cosi tanto. Alla fine la fortuna, o meglio il giusto impiego in acqua di un’esca diversa dalle solite, hanno avuto la meglio con due catture che mi hanno portato all'ottimo risultato. La settimana successiva, la stessa esca, ha portato a riva uno splendido esemplare meritandosi così lo spogliatoio e la definitiva meritata panchina. La pesca al luccio è un susseguirsi di alti e bassi, di amore e odio, di soddisfazioni enormi e delusioni che spesso ci lasciano pensierosi per qualcosa andato storto.         Un piccolo episodio può farci letteralmente sobbalzare il cuore o crearci un vuoto. Basta un piccolo errore, una cattura persa, qualcosa a cui riusciamo o non riusciamo a darci una spiegazione o qualcosa per cui la spiegazione e l’errore sono talmente banali, che ci fa ancora più rabbia; alla fine, anche nei momenti bui vince l’amore, vince il sentimento che ci riporta a crederci, a riprovarci o anche solo a sentire il rumore della nostra esca che infrange il silenzio dell’acqua.  








E quando arrivano i risultati, piccoli o grandi che siano, valgono tutti i nostri sforzi, i nostri ragionamenti, i nostri calcoli,le nostre delusioni, i nostri momenti bui e i nostri momenti passati a leggere testi o a rompere le scatole all'amico che ne sa più di noi. 

E’ così anche con l’auto-costruzione,  emozioni uniche, forti: sentire un amico che ti telefona eccitato per una cattura fatta con una tua esca, vedere un inseguimento fin sotto sponda su un auto-costruito pochi minuti prima... un insieme di fattori, di stimoli e di emozioni che compongono quello che è l’affascinante e quasi surreale mondo della pesca al luccio.  







Il ritorno alla libertà: il momento che vale tutti i nostri sforzi, l'emozione più forte.






Testo e Foto - Alessio Martin 28

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